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"/>PIU’ AMATI DA PICCOLI
MENO ANSIOSI DA GRANDI
[tratto dalla rivista “Un pediatra per amico” – articolo scritto dalla dottoressa Maria Laura COrgiolu, Pediatra di famiglia (Roma)]
Uno studio americano pubblicato nel 2010 su una rivista internazionale di epidemiologia ha messo in luce le possibili relazioni tra lo stile di accudimento dei primi mesi di vita e il benessere mentale e comportamentale in età adulta. Un argomento che certamente interessa tutti: genitori e pediatri.
In passato erano stati effettuati studi con lo stesso obiettivo, ma si trattava di indagini retrospettive, cioè si cercava di andare indietro nel tempo.
La novità di questa indagine è che si tratta di una delle prime che utilizza un metodo longitudinale: un campione di 482 persone sono state reclutate all’età di 8 mesi e poi seguite nel tempo per un periodo lunghissimo: 34 anni! Il campione era stato classificato a 8 mesi in base al livello di affettività delle cure materne; sufficientemente valida appare la metodologia utilizzata per analizzare il livello di ansietà e di risposta allo stress emozionale dei 482 soggetti del campione a distanza di oltre tre decenni; nell’analisi sono state considerate alcune variabili (la principale appare il livello socio-economico della famiglia).
I soggetto che all’età di 8 mesi avevano ricevuto cure materne ad alto contenuto affettivo, all’età di oltre 30 anni hanno dimostrato livelli di ansia e stress emozionali significativamente inferiori rispetto ai soggetti che avevano ricevuto cure a bassa o normale affettività. Il campione esaminato in questa ricerca rappresenta una popolazione normale, priva cioè di caratteristiche patologiche: questo rende molto interessante il risultato ottenuto, dimostrando che le esperienze precoci possono produrre importanti effetti a lungo termine.
La conclusione è immediata: qualunque intervento, personale e di politica sanitaria, sia in grado di prevenire precoci esperienze negative, migliorando la qualità della relazione tra i genitori e i figli, può avere un esito positivo sul benessere mentale in età adulta.
Naturalmente non tutto potrebbe essere semplice come sembra: per esempio per quanto accurata sia l’analisi e sofisticata la metodologia statistica utilizzata, è veramente possibile escludere le interferenze degli innumerevoli eventi che possono essere capitati in oltre 30 anni di vita? Anche sui risvolti pratici delle conoscenze derivanti da questo studio ci sono dei dubbi: in particolare siamo sicuri che sia possibile intervenire su aspetti emozionali così complessi come l’affettività?
Ciascuno di voi potrà darsi una risposta e decidere se questa notizia che UPPA gli fornisce può essergli concretamente d’aiuto.
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